Quando il coronavirus bussa alla porta di casa
Diverse volte in ambulanza guardando il volto del mio paziente ho pregato e sperato che il Covid non toccasse la mia famiglia.
Sono rimasta lontana due lunghi mesi dalla mia famiglia, e adesso che siamo in una fase due, io continuo a rispettare le regole della fase 1, perchè sono consapevole che stando in ambulanza, sono stata a contatto con il virus e posso sempre esserlo. Con tutte le precauzioni prese da me e famiglia, oggi il coronavirus ha bussato alla porta di casa.
In questi due mesi la bisnonna in ospedale, nei suoi 99 anni è stata operata a causa di una caduta accidentale, ha superato tutto questo da sola perché nei mesi più intensi del coronavirus i parenti non potevano recarsi in ospedale, ha girato ben 4 ospedali, uno per l’intervento, due per la riabilitazione, uno per la terapia …. e quando finalmente si parla di dimissione, tutto viene interrotto da una febbre. Tutto si blocca, RX, TAC, tampone e alla fine l’esito che fa paura. La bisnonna viene dimessa come sospetto coronavirus, sì perché il tampone risulta negativo, ma c’è tutto il resto. È una paziente asintomatica, con una polmonite e febbre, ma è arrivato il momento che torni a casa oramai noi abbiamo fatto il possibile.
Preoccupata per quello che mi aspettava in quell’ospedale che ti chiama una volta ogni tre giorni, preoccupata per la mia famiglia che entra in quarantena, dove dobbiamo creare ambienti isolati per la nonna che ha bisogno di assistenza. Ho nascosto tutte le mie paure nella tuta bianca e sono andata a prenderla.
Al mio arrivo la nonna mi ha salutato, ma non mi ha riconosciuto, in effetti è circondata da persone con la tuta bianca e visiera, uno più o uno meno, di certo per i pazienti non fa la differenza. Quando ha capito che tornava a casa si è messa a piangere come una bambina, mi stringeva le mani e continuava a dire grazie. Non ha capito che dietro quella tuta c’ero io, lungo il percorso a bordo dell’ambulanza mi parlava della sua famiglia che è anche la mia.
“Quando sono caduta e mi hanno portato in ospedale, fuori faceva freddo e non c’era il verde delle piante, in quale stagione siamo?”
“Mi scusi lei sa la strada per portarmi a casa perchè a casa i nipoti mi aspettano. A casa ho una persona che è volontaria come lei in ambulanza…”
Dopo 40 minuti siamo arrivate a casa, all’ingresso i nipoti con la mascherina per salutarla da lontano, tutti hanno seguito le mie indicazioni date il giorno prima, tutto pronto per accoglierla con una persona dedicata a lei per darle l’aiuto che serve. La tensione di tutto e tutti; e io protagonista nascosta dietro una tuta bianca a casa. Solo quando ho messo la nonna a letto, perché ormai sarà quello il suo unico ambiente, ha capito che io ero nascosta dentro la tuta.
“Togliti la maschera e la tuta, non hai caldo? Sei a casa. Ti fermi a cena con me?”
Mi sono seduta al suo fianco, ho dovuto rifiutare tutto e spiegarle che non potevo stare con lei.
Mi ha dato un bacio sulle mani chiedendomi di tornare presto.
Si torna in quarantena con il virus in famiglia, sperando che finisca in positivo, con la rabbia di quello che vedo fuori, troppa gente in giro senza mascherina, la superficialità delle persone che pensano che tutto è finito. Questa pandemia non è finita, il coronavirus di oggi è lo stesso di due mesi fa, eppure tutti lo sottovalutano.
Adesso inizio ad essere stanca, si perché adesso, con il caldo, indossare la tuta bianca, respirare la tua anidride carbonica sotto la mascherina è ancor più faticoso. Insegnare alla tua famiglia a sanificare, a prendere le distanze in casa, è brutto, eppure abbiamo rispettato tutte le regole e decreti con attenzione. Non voglio pensare al peggio, ma lo conosco bene e ti trovi a rispondere a certe domande che per paura la tua famiglia ti chiede.
Due mesi fa tutti gli operatori sanitari erano chiamati eroi… gli stessi operatori sanitari continuano a fare lo stesso lavoro, gli eroi non esistono più perché adesso ci sono altre priorità che si chiamano palestra, aperitivi, …. Ci sono più persone asintomatiche in giro, che persone sane.
Chi ha indossato una tuta bianca, chi ha visto persone malate di Covid, chi ha sentito il rumore di una persona che respira a fatica, capisce la rabbia che si prova quando in giro vedi persone senza mascherine, la superficialità delle persone che tanto parlano ma non conoscono il significato di quello che dicono. Il coronavirus c’è, tutti i giorni e ovunque, non si deve abbassare la guardia, non è necessario arrivare al peggio per capirlo.
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