Non posso fare nulla
Sono passati 15 giorni dall’inizio del lockdown. Inizialmente l’obbligo della reclusione casalinga generalizzata da molti è stato vissuto con spirito goliardico, quasi divertiti rispetto ad una condizione obbligatoria inusuale. I balconi e le finestre delle case sono divenute i luoghi della manifestazione della comunicazione creativa estemporanea e bizzarra da condividere successivamente sui social. Canti, candele, cori, bandiere, striscioni.
Anche noi ci siamo adeguati alla nuova condizione esistenziale con il dovuto spirito positivo. Piano piano però è subentrata la consapevolezza che il nemico non sta scherzando. I bollettini serali trasmettono le cifre del pericolo. Prima l’aumento degli ammalati, poi i primi decessi, quindi la loro improvvisa crescita esponenziale. I primi nomi noti. I primi caduti fra i conoscenti. Lo sgomento determinato dalla assoluta impreparazione, dall’assenza di certezze, dalla mancanza di conoscenze. La televisione non parla d’altro. Nei talk show i politici vengono sostituiti dai tecnici. I litigi in compenso non vengono meno. Al momento sembra che il male si presenti sotto le spoglie della polmonite bilaterale che porta con sé la conseguente difficoltà di respirazione.
Sembra che il male se la prenda soprattutto con chi ha più di sessant’anni. Nessuno sa dire il perché ma il dato è incontrovertibile. E i morti continuano a crescere.
La nostra vita famigliare si è presto adattata alla nuova forzata condizione. Le figlie si dedicano alla cucina e incominciano a seguire le lezioni universitarie da remoto. Lo stesso facciamo io e mia moglie con la nostra attività lavorativa. Le piattaforme come Netflix , Amazon, Disney diventano il nostro rifugio serale.
Il male è fuori dalle mura, è lontano. Non ci riguarda in tutta la sua portata.
Abbiamo appena finito di cenare. La discussione è incentrata su quale film scegliere per la serata. Un thriller, una commedia, un film romantico, un cartone. Arriva un messaggio sull’Iphone. E’ di mia cognata. Mio fratello ha la febbre.
“Sicura? Quanto ha ?”
“ 38. E’ a letto. “
“Gli ho parlato poche ore fa. Stava facendo la cyclette. Stava benone.”
“Già. E’ arrivata all’improvviso. Si sentiva stanco, spossato. Cosa faccio?”
“Prova a dargli la tachipirina. Magari è solo un male di stagione. I giornali dicono di non rivolgersi ai medici di famiglia se non per situazioni urgenti. So che è stato istituito un numero verde dalla Regione. Prova a chiamarlo. Te lo mando.”
“Si, magari è solo influenza. Chiamerò questo servizio sentiamo cosa mi consigliano.”
“Per prudenza, comunque, è bene che interrompiate ogni genere di contatto con chicchessia”.
Metto giù il telefono e resto in silenzio. Mio fratello ha sessantacinque anni. Santo cielo, il male è entrato in casa nostra. Cosa posso fare? Nulla.
Impotente. Non posso fare nulla. Non posso dare un consiglio. Non posso suggerire il nominativo di qualcuno a cui rivolgersi e di cui ci si possa fidare. Nessuno sa nulla di questo male. Non posso andare a trovarlo. Non posso mettermi a disposizione. Non posso fare nulla.
Posso solo pregare. Certo, questo lo posso fare, lo devo fare e lo posso far fare. Ma serve?
Nella mente si affollano le grandi domande di sempre. Ripenso alla toccante preghiera del Papa sul sagrato di Piazza San Pietro che ha emozionato e commosso milioni di persone credenti e non credenti.
Alcuni, per il vero pochi, si sono sdegnati qualificando il gesto papale come espressione della più bieca ed ignorante superstizione, immaginando l’ostensorio come un inutile amuleto e la Chiesa come una speculatrice della dabbenaggine popolare.
Altri, più profondamente, si sono domandati se sia sensato rivolgersi a Dio che è normalmente silente di fronte alle molteplici sofferenze umane.
Questa per il vero è la domanda che si pongono in molti e che si ripresenta ogni qualvolta facciamo l’incontro con la tragedia, la sofferenza umana, le ingiustizie, le stragi, gli incidenti, le malattie, la morte.
Dov’è Dio ? Perché Dio permette tutto questo ? Può Dio coesistere con tutto il male che è presente nel mondo ?
Qualcuno afferma che l’esperienza del male e l’urlo dell’uomo che rimbalza inascoltato da Dio sono la prova che Dio altro non è che un muro gelido, inanimato. Una statua nella roccia come quelle di Cesarea di Filippo, frutto della fantasia e della psicologia umana.
Una mera finzione che come tale non potrà mai rispondere alle richieste degli uomini.
Altri ancora posti di fronte alla meraviglia del creato e alla inspiegabilità scientifica della nascita dell’universo riconoscono che Dio, ossia un essere onnipotente ed eterno, ha certamente creato il mondo ma poi lo ha abbandonato al suo destino e quindi è inutile invocarlo.
Ma chi è Dio? Questa è la domanda a cui l’uomo, da quando esiste, cerca di dare una risposta.
Alcuni , in modo molto semplice ed illuminante, hanno detto che Dio è il Bene.
Il mondo, la vita degli uomini, tutto è riconducibile alle due categorie di Bene e di male.
Non sempre l’uomo è in grado di operare la giusta distinzione fra ciò che è bene e ciò che è male, ma tutti possono condividere che esiste il bene ed esiste il male, ossia l’opposto del bene, la sua negazione.
Tutti condividono che gli incidenti, le grandi tragedie, i terremoti, gli attentati, le epidemie, le malattie sono manifestazioni del male.
Così come tutti condividono che gli atti di eroismo, i gesti d’amore, la solidarietà gratuita, la generosità, l’onestà, la lealtà e qualunque altra virtù umana sono concrete manifestazioni del bene, mentre i vizi sono il male.
IL Bene dunque esiste. Il mondo è pieno di bene compiuto nascostamente ogni giorno da tutti gli uomini.
Si può ben dire che non ci sia uomo che ogni giorno compia solo il male. Tutti ogni giorno fanno qualcosa di bene e mentre fanno il bene, seppur inconsapevolmente, sono seguaci di Dio.
Ed è intuitivamente un bene che ci sia il Bene.
Ciò che rimane privo di giustificazione è il male. Ma anch’esso innegabilmente esiste.
E il male lo si sconfigge solo con il suo opposto, ossia con il bene.
Invocare il Bene perché sconfigga il male è quindi la cosa più logica che si possa immaginare.
Considerare che nel mondo vi è molto male – ingiustizie vergognose, carestie, flagelli, epidemie, tragedie, incidenti, malattie – non è di per sé sufficiente a negare che esista il Bene.
Perché poi il Bene infinito consenta al male di esistere è e resta un mistero in parte intrinsecamente legato allo splendore della libertà umana e in parte comunque insondabile.
Il male, ora, ha preso le sembianze di un immenso seminatore che con la sua ombra gigantesca ha coperto la città e ha sparso a pioggia i suoi semi di zizzania che si sono andati ad annidare nelle viscere degli uomini portando morte e sofferenza.
Ma il bene non è venuto meno. Anzi, anche quello nascosto è venuto allo scoperto. Il sacrificio degli operatori sanitari, la solidarietà fra i cittadini, l’eroicità di migliaia di comportamenti di gente comune, ciascuna nel proprio ambito. Sembra quasi che da ogni seme del male che germoglia scaturiscano molteplici gesti di bene prima inimmaginabili.
Non posso nulla, ma posso schierarmi nella mia quotidianità dalla parte del bene. Non posso nulla contro questo specifico male che non conosco, ma comincio ad avere la consapevolezza che non avrà vita lunga. La guerra avrà un solo vincitore.
Non posso nulla, ma posso pregare e già questo è schierarmi dalla parte del bene.
Prendo il telefono e chiamo i miei genitori e gli altri miei fratelli.
“possiamo fare molto! Possiamo pregare tanto”.
I giorni passano. La febbre rimane. Controlliamo l’ossigeno. I livelli rimangono soddisfacenti.
Mia cognata continua ad essere la voce della coppia. Lo è sempre stata ed è normale che lo sia. Un solo corpo, una sola voce. Anche Lei ha contratto la malattia ma, grazie al cielo, è meno provata. Chissà perché, anche questo resta un mistero, ma le donne risultano meno aggredibili da questo male.
Per quindici giorni mio fratello è come una larva rannicchiata nel letto, impotente e annichilito. E’ chiamato a combattere a mani nude, da solo, contro un male oscuro e sfibrante. L’altalena dei dati clinici passa dall’entusiasmo alla depressione, ma intanto i giorni passano e il respiro rimane soddisfacente.
Sono trascorsi 15 giorni da quel messaggio sul cellulare e a casa siamo in attesa del consueto aggiornamento. La febbre è cessata. Attendiamo domani.
La febbre non è tornata!
Il male è stato sconfitto.
Scrivi un commento